A Continuous State of Time  (workshop)

curator – Alice Mestriner

photo Alice Mestriner

Held on the 7th of September 2016,  ‘A Continuous State Of Time‘ is an interactive programme of lectures, debates and workshops on the contemporary phenomenon of conflict in architecture and art, in times of socio-cultural transformation. As an integral component of the formation and evolution of a social system, conflict emerges as a significant mechanism that instigates change rather than unanimity. This phenomenon materializes in the form of various vital events such as wars, natural disasters, emigrations, population displacements, birth, death, and choice. These events ultimately become the stimuli and variants in the transformation of societies.

photo: Alice Mestriner

The panel aims to reflect on the topic of Socio-Cultural Conflict, a theme which is recurrent in the works, lectures and research of Ola-Dele Kuku. Guest participants include the following:

The constitution and composition of a social system involve conflict as a process of modification towards a different future of experience. The evolution in contemporary culture is predominantly forged by conflict or vital events which are instigating new conditions of adaptations and developments. Therefore, conflicts can be understood as a familiar interdependent relationship involving constrains and obligations.

Understanding the conflict phenomenon as a catalyst of socio-cultural evolution, reveals that the notion is a stimulant for improvement and progressive tendency. Hence, the accommodation of conflicts is a prominent objective within all aspects of social planning and intervention’.

What does it take to create an alternative approach within the routine of responding to a conflict?
How can you translate the very complex dimensions of extreme human conditions in conflict and disasters zones to something someone can relate to within their own private space?

The concept of conflict – as the main organisational principle behind the way things are ordered, conflict is not necessarily a negative, destabilising factor, on the contrary can one even benefit from it?

A Continuous State Of Time’ is an initiative curated by Alice Mestriner (Università Iuav di Venezia), with the collaboration of students from the Università Iuav di Venezia, as a parallel event relating to the installation by Ola-Dele Kuku (architect – artist), titled ‘Diminished Capacity’, for the Nigerian pavilion at the15th International Architecture Exhibition Venice Biennale 2016.

‘Diminished Capacity’ was conceived as a reflection of the contemporary global phenomenon of ‘Socio-Cultural Conflicts’, with specific focus on the role of ‘Information / Communication’ and the ‘Mass Media’. The exhibition will be presented as a reaction to the frictions of social communication and the mass media, vis-a-vis the notion of a unitary tendency of society and common values.

The contemporary sociology of mass media communication reveals a consistent presentation of agendas rather than reports which are illustrated by selected interest in particularities, focus and oversight’. 

Ola-Dele Kuku (architect – artist) The Nigerian Pavilion Venice Biennale 2016.

“A Continuous State of Time”  è un evento curato da Alice Mestriner tenutosi alla 15. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, all’interno del Padiglione della Nigeria.

Curator’s Note:

Definirei  “A Continuous state of Time” come un momento di riflessione, condivisione e confronto. Questo progetto è iniziato dopo aver incontrato la ricerca dell’artista-architetto Ola-Dele Kuku che posso dire avermi colpita e un pò destabilizzata.

All’interno dei suoi lavori si può notare come il punto saliente sia l’interesse alla tematica dei conflitti, alla loro ricerca e smascheramento all’interno di un determinato contesto sociale, la cosa davvero interessante è notare a quanto noi vivino costantemente in uno stato di conflitto senza nemmeno esserne coscienti. Egli si interroga se sia possibile vivere a prescindere da uno stato conflittuale e, se ammessa la veridicità della Bibbia, dove tutti noi siamo le conseguenze di un conflitto primordiale che ebbe inizio con il Big Bang e con la cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso, si possa arrivare ad un momento di stabilità e di sviluppo successivo. Sarà dunque possibile che in questo nostro stato di conflittualità ci possa essere terreno fertile per la svolta? Per l’evoluzione? La risposta che mi sono data in un primo momento è sì, in accordo con Ola-Dele Kuku. Sì, potrebbe accadere visto e considerato il percorso storico ed evolutivo che l’uomo ha compiuto fino ad ora, ma, in secondo luogo mi sono posta una domanda.

La domanda è: in una società vittima di guerre e dissidi, le conseguenze di essi sulle persone sono sempre ingenti, dunque essendo soggetti di ciò, possiamo veramente essere in grado di sorpassare il tutto e considerare il conflitto con un’ottica positiva ed arrivare a dire che è un possibile momento di passaggio che porta all’evoluzione? Possiamo dire questo ad una mamma che ha perduto i suoi figli? Possiamo dire questo ad un bambino che ha combattuto la guerra? O  ad una bambina vittima di abusi? O a persone che hanno perso tutto?

Questa domanda suppongo resterà ancora per molto tempo senza una risposta e “A Continuous State of Time” ha cercato un confronto a riguardo questa questione con il pubblico che, in maniera più che interessata e attenta ha partecipato alla questione sollevando inoltre molte altre questioni e riportando in più proprie esperienze personali parecchio significative.
Oltre all’artista exhibitor sono stati invitati altri due ospiti, uno dei quali è Ahad Moslemi, artista Iraniano emigrato in Canada ed il poeta Giacomo Carlesso. La scelta degli ospiti è stata fatta in modo tale di poter avere diversi punti di vista a riguardo un soggetto comune.

Ahad Moslemi è nato a Teheran durante la rivoluzione islamica, la sua ricerca tende ad analizzare le conseguenze della guerra sui bambini. Giacomo Carlesso  è un poeta italiano, il cui pensiero mostra la riflessione della guerra sul sociale e sul popolo, le conseguenze di due conflitti mondiali sul popoli italiano, essendo lui figlio di un ex soldato partito e tornato dalla guerra. Lui parla della riflessione dei conflitti a distanza di anni sulle persone.

Sì, Questo talk è stato organizzato in maniera abbastanza performativa, ogni persona ha comunicato la propria esperienza utilizzando la propria lingua madre, per mettere in evidenza le diversità culturale che ci differenziano e accomunano allo stesso tempo, come d’altronde  possono ben mostrare la tematica stessa sopra alla quale parlano. Vi invito a pensare che ciò che ci accomuna è questo intrinseco senso di conflitto che si trova incarnato nella nostra pelle e dal quale non riusciamo a scappare, ma anzi essendo il mondo oggigiorno così connesso ed essendo le notizie così rapide ed accessibili a tutti, entrare in disaccordo è sempre più facile.
Lo stesso uso del linguaggio è potenziale fonte di conflitto, è una mina sempre pronta ad esplodere.

Alice Mestriner